Italian sounding? Con Authentico è il consumatore che verifica

Avatar photo Marilde Motta20 Ottobre 2022

Sono ai vertici della qualità organolettica, nutrizionale e anche estetica (pensate a certe forme di insaccati e formaggi, sembrano “oggetti di design”), sono alimenti che offrono grandi esperienze gustative, spesso integrate alla cultura del territorio. Sono tutti prodotti con grandi tradizioni che negli anni si sono meritati i sigilli che l’Unione Europea attribuisce ai prodotti agroalimentari che si contraddistinguono in base alle sigle DOP, IGP, STG, PAT e per i vini DOC, DOCG e IGT (l’elenco completo, che conta centinaia di referenze, è disponibile nel sito del Ministero delle Politiche Agricole). Troppo buoni, troppo speciali, troppo straordinari, sciaguratamente troppo imitati. È questo l’illegale destino di centinaia di prodotti agroalimentari italiani: essere scopiazzati e spacciati per autentici. Un danno economico enorme per le singole aziende che realizzano i veri prodotti, un pericolo per i consumatori che non sono in grado di distinguere le imitazioni e corrono il rischio di fruire di alimenti ben lungi dagli standard di eccellenza di quelli autentici, senza contare il danno economico, poiché spendono male le proprie risorse. Con Authentico, una soluzione informatica basata sulla tecnologia blockchain Quadrans, un qr-code e una app dedicata, tutto passa nelle mani dei singoli consumatori che, inquadrando il qr-code apposto su ogni confezione, possono rilevare l’autenticità del prodotto e quindi evitare l’acquisto di imitazioni. Ne parliamo con Giuseppe Coletti ceo e co-founder di Authentico.

Authentico si basa sulla tecnologia blockchain che finora si è mostrata inviolabile e affidabile, voi avete scelto quella offerta da Quadrans. Quali sono le motivazioni?
Quando nel 2019 abbiamo cercato una piattaforma blockchain adatta alla tracciabilità per le aziende agroalimentari avevamo in mente ben chiari i requisiti che doveva rispettare, ovvero: una piattaforma pubblica, aperta, con un numero di nodi sufficienti ad essere considerata neutrale e soprattutto con dei costi (licenza + GAS) che fossero sostenibili per le imprese, soprattutto per le micro-imprese che in Italia sono oltre il 90% delle aziende del settore enogastronomico. Quadrans soddisfa tutti questi requisiti e per di più, il fatto che fosse italiana, ci forniva un livello di affidabilità maggiore dal momento che parliamo di made in Italy.

Il sistema blockchain è accusato d’essere estremamente energivoro e poco sostenibile dal punto di vista ambientale. Authentico è destinato all’agroalimentare che ha già diverse problematiche proprie da affrontare in tema di sostenibilità. Come si concilia?
La sostenibilità ambientale è stato l’ulteriore elemento che ci ha fatto protendere per Quadrans. Infatti, la piattaforma Quadrans ha un consumo bassissimo, utilizzando come nodi dei normali server e combinando, come meccanismo di consenso, il proof of work con il proof of stake, condizione che minimizza la competizione energivora. Per ogni transazione la piattaforma consuma 0,000013 watt ed emette circa 4 milionesimi di grammo di CO2, ovvero circa 20 volte in meno di una ricerca su Google.

La tracciabilità di filiera è una realtà da almeno vent’anni e viene attuata tramite la certificazione UNI ISO 22005. In che modo Authentico affianca e integra questa certificazione?
La certificazione digitale con tecnologia blockchain di Authentico si affianca alla UNI ISO 22005, portandola ad un livello superiore, ovvero rendendo trasparente ai consumatori quello che l’azienda già fa per legge e, in aggiunta, lo fa per ogni lotto di produzione. É qualcosa di vivo, la tracciabilità viene visualizzata lotto per lotto, giorno per giorno, non è la conseguenza di un processo di certificazione fatto in un dato momento e controllato attraverso audit ogni 6 o 12 mesi. Siamo un alleato delle società di certificazione. Il consumatore, infatti, grazie alla nostra app, alla quale accede facendo la scansione del QR code, può visualizzare tutti i certificati sul proprio smartphone, amplificando di conseguenza la percezione del valore di questi documenti che normalmente sono custoditi negli uffici dell’azienda e non sono visibili dall’esterno.

Il vostro sistema Authentico si pone come paladino del “Made in Italy” agroalimentare, il tutto italiano però non sempre è possibile. Ci sono disciplinari di Consorzi che ammettono materie prime provenienti da altri Paesi. Il vostro sistema riesce a tracciarle?
Sarebbe interessante innanzitutto comprendere cosa si intende per “Made in Italy”. Mentre per la moda c’è un criterio stabilito da un decreto, per il cibo non c’è una definizione precisa. Se contrapponiamo il Made in Italy all’Italian Sounding, allora basta che l’azienda che produce il cibo, o vino lo produca realmente sul nostro territorio per essere considerato un vero prodotto “fatto in Italia”. Se invece, esaminiamo la tendenza in alcuni settori (per esempio la pasta) dove si è diffusa la consapevolezza che Made in Italy significa “fatto con materia prima 100% italiana” entriamo in un territorio molto complesso. L’Italia è un grande Paese di trasformazione, povero di materia prima. I 141 cibi IGP italiani non sono DOP perché non abbiamo sufficiente materia prima (grano, cacao, carni, etc.) a coprire la produzione. Noi con la nostra app gratuita, che combatte l’Italian Sounding ci limitiamo a dire al consumatore se il prodotto che sta per comprare è fatto in Italia oppure no. Per arrivare ad un livello di dettaglio che comprenda l’origine della materia prima dobbiamo solo affidarci al nostro sistema di certificazione digitale della filiera Authentico Blockchain che aiuta le aziende a comunicare in totale trasparenza la tracciabilità dal campo alla forchetta.

Ologrammi, passaporto digitale, stealth code, blockchain, l’industria ha oggi a disposizione diversi strumenti per garantire autenticità ai consumatori e rendere trasparente tutta la produzione. Tuttavia sono ancora poche le aziende che li hanno adottati. Quali sono gli ostacoli alla diffusione di queste soluzioni? Come intendete superarli?
La blockchain, per quanto sia ancora considerata un hype per la comunità tecnologica, è un termine ancora sconosciuto alla massa, e in generale si fa ancora confusione con le cripto valute. Gli imprenditori tradizionali, anche se hanno imparato il termine, non hanno ancora compreso come può aiutarli nel proteggere e posizionare meglio i loro prodotti sul mercato. Noi quest’anno abbiamo assistito ad un deciso cambio di tendenza, riceviamo sempre più richieste da parte delle aziende del food che abbiamo difficoltà ad accontentare tutti, il che ci fa ben sperare. Quelli che guideranno il cambiamento, come sempre, sono i consumatori. Maggiore sarà la richiesta del mercato di prodotti tracciati, dove il consumatore può in autonomia verificare se quanto scritto sulla confezione corrisponde a realtà, e più veloce sarà l’adozione di questa innovazione tecnologica.

Le PMI sono la stragrande maggioranza degli operatori nell’agroalimentare, poche hanno le risorse per investire direttamente, allora che ruolo spetterebbe ai Consorzi in materia di tutela dell’autenticità?
Sicuramente i Consorzi, che hanno nella loro mission la tutela dei prodotti IG, dovrebbero essere i primi a richiedere fondi e mettere in atto strategie di tracciabilità digitale per i loro consorziati. Purtroppo, questo accade raramente, più spesso assistiamo ad un approccio autoreferenziale alla problematica, che in alcuni casi credo nasconda l’infondato timore di non essere più i protagonisti esclusivi del controllo della filiera. Un monitoraggio che, per scarsità di fondi e di risorse umane, a giudicare dai numerosi scandali alimentari non è poi così efficace. Authentico, ad ogni modo, ha un modello di business che consente anche alle microaziende agricole di tracciare i loro prodotti con un costo sostenibile ed equiparato al numero di lotti prodotti all’anno.

Vi sono poi le iniziative del Ministero dello Sviluppo Economico come la “Settimana Anticontraffazione” e i programmi del CNALCIS (Consiglio Nazionale per la lotta alla contraffazione e all’Italian Sounding) che però non riescono a raggiungere una vasta platea di consumatori in Italia e all’estero. Come si integra Authentico in queste iniziative?
Dal 2017, ma anche qualche anno prima della nostra fondazione, abbiamo cercato un dialogo con le Istituzioni ed Enti per mettere a disposizione la nostra tecnologia. Purtroppo, nonostante una fase preliminare di interesse esplorativo non siamo riusciti ad andare oltre i primi incontri. Ci auguriamo che un rinnovato interesse verso la tematica possa includerci nelle varie iniziative presenti e future. Ad oggi, ci accontentiamo che migliaia di consumatori esteri utilizzino la nostra app e manifestino la loro gratitudine con messaggi ed email di apprezzamento ed una valutazione dell’app con 4,5 stelle. I consumatori sono sempre meno recettivi alla promozione “istituzionale” che viene percepita come un tentativo di condizionamento pubblicitario. Noi abbiamo scelto un approccio che coinvolge i consumatori, ovvero coloro che amano il cibo italiano e fanno le scelte di acquisto.

Con Authentico date potere ai singoli consumatori, che sono messi in grado di distinguere il vero dal falso. Oltre ad evitare un acquisto improprio, i consumatori hanno la possibilità di segnalare ad altri consumatori quanto hanno scoperto, usando per esempio le piattaforme social?
Certamente. Coinvolgiamo i consumatori nelle segnalazioni perché si sentano parte attiva di questa “lotta” ed infatti queste funzionalità sono native nell’app. Ogni volta che il consumatore fa una scansione del codice a barre di un prodotto può condividerne l’esito (positivo o negativo) sui social e anche con i suoi amici tramite messaggi. Tutte le segnalazioni di prodotti sospetti, o dichiaratamente fake che riceviamo attraverso l’app, arricchiscono il nostro database e quindi consentono al prossimo consumatore che farà la stessa scansione di conoscere subito se ha tra le mani un prodotto fake, o un vero cibo italiano. Queste segnalazioni, del tutto anonime, contribuiscono inoltre ad alimentare i nostri sistemi di bigdata dai quali generiamo il report annuale dell’Osservatorio Italian Sounding e un report geomarketing che offriamo alle aziende alimentari grazie al quale possono scoprire quali sono i Paesi esteri dove c’è più richiesta dei loro prodotti.

Con Authentico, più performante di altri sistemi e più facile da utilizzare per il consumatore finale, si riesce a tracciare tutta la vita del prodotto e a distinguere il vero dal falso. Resta comunque ancora molto da fare in termini di identità e di identificazione due colonne portanti di un sistema che dovrebbe mettere le eccellenze enogastronomiche nazionali in grado di colloquiare direttamente con i consumatori e di farsi capire chiaramente.

L’identità di prodotto richiede un sistema ben strutturato di gestione dei singoli elementi che la compongono:
-nome del prodotto (che non dovrebbe mai essere tradotto, ma conservare integralmente il nome in italiano proprio per evitare imitazioni attraverso assonanze)
-marca del produttore
-marchio del consorzio di appartenenza
-sigla della tipologia di denominazione (IGP, DOC, altre secondo la normativa dell’Unione Europea stabilita in materia)
L’identità del prodotto è espressa sull’etichetta, o impressa direttamente sulla confezione, talvolta almeno in parte sul prodotto stesso.
L’identificazione del prodotto è l’altro aspetto che non viene sufficientemente curato insieme all’identità del prodotto. Un packaging dalle caratteristiche uniche (e protetto da brevetti) è un vantaggio competitivo di enorme importanza sia per garantire l’originalità del prodotto, in sinergia con le etichette intelligenti (dotate di codici rilevabili via app) sia per attribuirgli una personalità distintiva così che il consumatore lo possa individuare immediatamente fra le referenze poste a scaffale. Non si tratta di “abbigliare” il prodotto, ma di creargli introno un sistema organico, facendo dialogare soluzioni tecniche e di design. Produttori di etichette, di packaging (contenitori e chiusure) e di tecnologie anticontraffazione dovrebbero lavorare in stretta collaborazione con le agenzie di packaging design, con le aziende dell’agroalimentare e con i consorzi per individuare soluzioni mirate per ogni specifica tipologia di prodotto.
I sistemi anticontraffazione sono disponibili, bisogna incrementarne la conoscenza e l’utilizzo trasferendo ai consumatori il potere di verifica.

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Marilde Motta