Furifuri, umami o sale?

Avatar photo Marilde Motta23 Novembre 2022

C’è una sorta di fobia dell’insipido che si aggira per l’Europa. Anche nei consumatori più attenti al benessere e in quelli che si considerano connoisseur dei sapori autentici c’è il vizietto dell’aggiunta del pizzico di sale.

In Giappone il sapore umami vince su tutto e, come in molte altre cucine orientali, non farebbero mai a meno del glutammato, ma anche del furikaké, un composto a base di alghe dissecate e polverizzate, semi di sesamo, sale, zucchero e altri ingredienti che variano a seconda delle ricette.

Gli studi sulla nutrizione ci dicono che sarebbe meglio essere moderati quanto a consumo di sale e insaporitori (Justus von Liebig e Julius Maggi nella seconda parte dell’800 hanno inventato estratti e dadi, gli antenati degli esaltatori del gusto messi alla portata di tutti mentre le spezie erano ancora un lusso), fatto sta che di sale e integratori del sapore ne fa largo impiego.

Una nutrizionista francese Caroline Joucla e uno chef stellato giapponese Keisuke Matsushima hanno ripensato al modo di dare una sferzata di personalità alla cucina casalinga creando Furifuri una start-up dedicata al furikaké.

Prodotto in Francia, ma con la ricetta originale nipponica. Furifuri vuole essere un’alternativa al sale, un esaltatore di sapore che ha anche le virtù dell’integratore alimentare grazie ai benefici ingredienti dei semi di sesamo e delle alghe della Bretagna (proteine, fibre, vitamine e minerali). Per ora è proposto in tre gusti: alle alghe, al limone e al peperoncino.

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Marilde Motta