Granarolo Betacaseina A2, ovvero come innovare la commodity per antonomasia: il latte

Ennio Pavarani2 Dicembre 2022

Non serve scrivere un articolo sul latte A2 poiché il sito della cooperativa bolognese Granarolo, leader di mercato è di per sé chiarissimo ed esaustivo.

In esso troviamo spiegate le ragioni del lancio di un “super-latte” a cui pochi penserebbero in base alla cultura popolare di consumo contemporanea.

“Normalmente il latte contiene due tipi di proteine Beta-caseine: A1 e A2. Ma non è sempre stato così!”

Dice Granarolo nel suo sito web e prosegue.

In passato le mucche producevano un latte la cui proteina Beta-caseina era unicamente A2, ma nel corso del tempo si è assistito a cambiamenti nel patrimonio genetico che hanno portato alla produzione di Beta-caseina A1, e da quel momento le mucche sono state in grado di produrre latte con entrambe le proteine.

Il latte Beta-caseina A2 Granarolo proviene da mucche selezionate che producono la proteina Beta-caseina A2.

Ma quali sono i vantaggi?

Le proteine Beta-caseine A1 e A2 sono composte da 209 aminoacidi e a livello molecolare differiscono per un aminoacido in posizione 67 nella catena proteica. Se la Beta-caseina A1 presenta in posizione 67 l’aminoacido Istidina, la Beta-caseina A2 presenta la prolina.

A causa di questa minima differenza, le due varianti vengono digerite a livello gastrico in modo diverso: la variante A1 rilascia un peptide, cioè una piccola porzione di proteina, chiamata BCM-7 (Beta Caso-Morfina 7), una molecola che invece non viene prodotta durante la digestione della variante A2 (se presente in omozigosi A2/A2). (Fonte: Truswell, A. (s.d.). The A2 milk case: a critical review).

Riassumendo,  il latte Granarolo Betacaseina A2  – dice l’azienda – proviene da mucche che hanno conservato il patrimonio genetico di un tempo e che producono la Beta-caseina A2. Questo latte è 100% italiano e si conserva più a lungo nel frigorifero grazie alla pastorizzazione a temperatura elevata che ne garantisce la completa sicurezza e conservabilità. Viene offerto in una confezione Tetrapak ottenuta da fonti vegetali e rinnovabili a ZERO EMISSIONI di CO2.

Insomma, al di là della presentazione aziendale, la motivazione per cui un consumatore dovrebbe preferire questo latte ad altri è che l’apparato digerente dell’essere umano si è evoluto per produrre enzimi adatti a digerire la betacaseina A2 e non sarebbe in grado di digerire con successo la betacaseina A1.

Certo è che la popolarità di questi studi, l’interesse dell’opinione pubblica e la commercializzazione del latte A2 come marchio sta crescendo, e in Europa,  in Francia e nel Regno Unito, sempre più allevatori stanno sostituendo i loro capi di bestiame favorendo le vacche in grado di produrre latte di tipo A2.

Ennio Pavarani