Le carni dry aged di Fabio e il cosmo di CONAD

Avatar photo Daniele Tirelli22 Giugno 2023

Ho sempre detto, ammesso che valga qualcosa, agli amici della Grande Distribuzione (e anche agli studenti interessati) che il commercio al dettaglio è una realtà molto diversa dal mondo dell’industria e che per capirla devi andare sui luoghi dove opera. Puoi essere un grande zoologo che studia e insegna la biologia e l’etologia dei gorilla a Cambridge, ma prima o poi un salto nelle foreste pluviali del Congo ce lo devi fare per vederli dal vivo.

Per comprendere (solo in piccola parte) cosa accade nei supermercati che sono l’espressione più immediata dei nostri stili di vita e della democrazia dei consumi, devi viaggiare molto e metterci del tempo. Solo così puoi afferrare l’importanza dei piccoli aggiustamenti quotidiani che si verificano in quei luoghi di vendita volti ad assecondare tutte le “voglie”  dei clienti e, molte volte, a crearle.

Al di là delle decine e decine di viaggi esplorativi negli USA, in Europa e altrove, personalmente ho colto e cercato di decodificare, anche in Italia, le tante intuizioni e il frutto del lavoro appassionato di soci, funzionari e operatori che non godono della celebrità dei convegni milanesi, ma, molto più modestamente, di tutta la mia ammirazione.

Tra i miei “eroi” cito, allora, Giancarlo Amitrano, specialista dell’ortofrutta di Dem, Antonio Torino esteta della gastronomia di Todis, Franco Onori insaziabile gastro-explorer, socio di CONAD e mi fermo qui, facendo torto a tutti gli altri.

Fabio (il cognome non lo so), l’ultimo tra essi, è il creatore delle “dry-aged meat” aromatizzate, che si vendono solo nel rinnovato (molto bello e funzionale) Spazio CONAD di Rescaldina.

Fabio non lo sa, ma le carni stagionate sono frutto di un colpo di testa del suo collega Franco Onori, socio-imprenditore CONAD, di Magliano di Tenna, un ridente paese “in the middle of nowhere”, che dopo un viaggio negli USA, fatto assieme nel 2009, mi disse “le voglio introdurre anch’io”, anche se gli armadi refrigerati adatti allo scopo praticamente non erano facili da reperire. Ciò per dire come le idee imprenditoriali si propagano e si ramificano facendo dimenticare la loro origine

Adesso Fabio si è inventato la tecnica per impreziosire una carne già di per sé di alta qualità, con marinature al Mojito, al Limoncello, al Brunello, all’Amarone, al Burro Salato e Speziato e l’ha messa in vendita!

La qualcosa, deduco, sottintende varie cose:

  1. Per proporre ed elaborare simili “follie” occorre avere una passione che va oltre la routine lavorativa e la retribuzione guadagnata.
  2. Occorre convincere il proprio boss ad osare nella sperimentazione e che il tutto non è uno spreco di tempo e di denaro.
  3. Occorre l’esistenza di un boss che, similmente a quelli conosciuti negli USA, invita i dipendenti a proporre idee e non solo ad eseguire diligentemente la loro job description.
  4. Occorre l’esistenza di un gruppo, leader di mercato, come CONAD che nel proprio cosmo annovera soci a cui è consentito essere imprenditori fantasiosi e radicati nel proprio territorio così da interpretarne le esigenze, e che puntino solo a fare i “numeri” a colpi di pallet sbolognati per la gioia dei fornitori industriali.
  5. L’esistenza di una circolazione di idee nell’organizzazione (ma questo in CONAD è un po’ più difficile) affinché esse vengano copiate da altri soci prima che dai concorrenti.

Sarei pronto a scommettere, dunque, che le carni di Fabio non si trovano neanche negli Stati Uniti, e sarei curioso di capire in base a quali associazioni di pensiero e stimoli informativi possa essergli nata in testa un’idea simile.

Infine, sembrerà strano, ma un’altra cosa che mi ha colpito sono i segnaprezzo, disegnati e decorati. Il processo di ideare, stampare questi cartellini, rivela che il progetto di elaborare e presentare ai clienti queste carni innovative è stato pianificato e curato con convinzione e metodo.

Quante sono, invece, le iniziative prese nei punti di vendita e poi buttate lì “un-tanto-al-kilo”? Quante esecuzioni approssimative, frettolose per poi dire “vedi, te l’ho detto che non funziona”?

Molto meglio di tanti sociologi e consulenti che si occupano di consumi con i metodi più strampalati, Fabio ha evidentemente immaginato (vivendo nel punto vendita) clienti che soggiogati da ore e ore di tele-gastronomia, adusi alla cucina “hobbistica” e adepti alla nuova “cuisine du masquage”, all’ibridazione dei sapori, avrebbero risposto ai suoi richiami.

Il boss di Fabio, poi, è stato probabilmente accondiscendente a tali novità, forse perché le ha assaggiate o più probabilmente perché adesso chi frequenta Rescaldina può dire, come Sandra (mia moglie), “caspita, ma in questo CONAD c’è proprio di tutto! Dobbiamo tornarci!”… e però sono 40 km.

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Daniele Tirelli

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