Nel confronto odierno tra carnivori convinti e vegani militanti, tra nostalgia del sapore tradizionale e urgenza della sostenibilità, emerge una proposta che sfida le categorie binarie: Both Burger. Non “o l’uno o l’altro”, ma entrambi. Metà carne, metà vegetale. Una sintesi salomonica servita su un piatto.
La genesi di un compromesso intelligente – La storia di Both Burger inizia con una domanda apparentemente semplice ma profondamente impattante: e se non dovessimo scegliere tra carne e vegetali? Seth Goldman e Spike Mendelsohn, i fondatori dell’azienda, hanno intuito che il futuro dell’alimentazione non sta necessariamente nell’eliminazione totale della carne, ma in una sua riduzione intelligente e accettabile.
Goldman, già noto per aver co-fondato Honest Tea (poi acquisita da Coca-Cola), ha portato con sé un’esperienza consolidata nel trasformare idee contro-intuitive in successi commerciali. Mendelsohn, chef di formazione e veterano della scena culinaria di Washington D.C., ha contribuito con la sua sensibilità gastronomica a creare non solo un prodotto funzionale, ma un’esperienza gustativa genuina e gradevole.
La logica del 50/50 – La formula di Both Burger è chiara e onvincente nella sua semplicità: 50% carne bovina e 50% ingredienti vegetali. Ma dietro questa proporzione apparentemente arbitraria si nasconde una logica nutrizionale e ambientale più sofisticata.
Dal punto di vista nutrizionale, l’integrazione di proteine vegetali – spesso provenienti da legumi, funghi o altre risorse plant-based – consente di mantenere un profilo proteico completo riducendo il contenuto di grassi saturi tipico della carne rossa. Il risultato è un Burger che mantiene la sostanza e la soddisfazione di un burger tradizionale, ma con un impatto metabolico potenzialmente più favorevole.
La componente vegetale non è un semplice riempitivo: è scelta strategicamente per fungere da complemento alle caratteristiche organolettiche della carne. Funghi, che portano umami naturale; legumi, che offrono texture e proteine; fibre che aumentano il senso di sazietà. Ogni ingrediente vegetale svolge un ruolo preciso nell’economia complessiva del prodotto.
Il paradosso della riduzione come strategia – Ciò che rende particolarmente innovativo l’approccio di Both Burger è la presa d’atto di un paradosso ineludibile nel dibattito sull’alimentazione sostenibile: per molti consumatori, l’eliminazione totale della carne rappresenta una barriera psicologica insormontabile. Il piacere sensoriale, la tradizione culturale, l’identità alimentare – tutti questi fattori rendono la transizione verso diete completamente vegetali difficile per ampie fasce di popolazione.
Both Burger non chiede ai consumatori di rinunciare alla carne, ma di ridurla. Questo approccio di “riduzionismo pragmatico” potrebbe paradossalmente avere un impatto ambientale più significativo rispetto alle strategie di eliminazione totale, semplicemente perché più persone sono disposte ad adottarlo.
L’impatto ambientale della ibridazione – I dati ambientali hanno ispirato questa intuizione. La produzione di carne bovina si dice sia responsabile di una quota significativa delle emissioni di gas serra del settore alimentare, del consumo di acqua e dell’uso di terreni agricoli. Ridurre del 50% il contenuto di carne in un Burger significa, in teoria, dimezzare questi impatti per ogni unità consumata.
Se consideriamo che negli Stati Uniti vengono consumati miliardi di hamburger ogni anno, anche una conversione parziale verso prodotti ibridi come Both Burger potrebbe tradursi in riduzioni ambientali sostanziali. Non è la soluzione definitiva alla crisi climatica, ma è un ulteriore passo pragmatico nella direzione giusta – un passo che milioni di persone potrebbero essere disposte a compiere.
Il gusto come campo di battaglia – Uno degli aspetti più critici per il successo di Both Burger è la qualità organolettica. La storia recente del settore alimentare è costellata di prodotti “salutari” o “sostenibili” che hanno fallito semplicemente perché non erano accettabili e accettati dal punto di vista gustativo. Nel caso degli hamburger, il confronto è particolarmente divisivo: esistono standard di sapore, texture e succosità profondamente radicati nell’esperienza dei consumatori a cui è difficile rinunciare.
Mendelsohn, pertanto, con il suo background culinario, ha lavorato per assicurare che la riduzione di carne non si traducesse in una riduzione di piacere gustativo. La sfida tecnica si è rivelata considerevole. In primo luogo, come mantenere la succulenza della carne quando si sostituisce metà del prodotto con ingredienti vegetali? Inoltre, come preservare la reazione di Maillard, ovvero quella “caramellizzazione” superficiale, quella crosta croccante che è la firma distintiva di un buon Burger?
La soluzione è stata fornita dalla spiegazione scientifica di quella reazione che nasce da una serie di trasformazioni chimiche che avvengono quando proteine e zuccheri vengono esposti ad alte temperature. Quindi la selezione degli ingredienti vegetali che partecipano attivamente a questo processo di Both Burger, si è rivelata in grado di risolvere il problema della complessità aromatica finale.
Il posizionamento di mercato: né carne né vegetale – Both Burger vuole occupare uno spazio di mercato diverso e potenzialmente espandibile. Non compete direttamente con i Burger vegetali al 100% come Impossible o Beyond Meat, che si rivolgono principalmente a vegetariani, vegani e flexitariani convinti. Non compete nemmeno con i Burger di carne tradizionali, che mantengono un seguito fedele tra i carnivori irriducibili.
Il target di Both Burger è quello che è stato definito come “il mainstream pragmatico”: dei consumatori che apprezzano la carne ma sono aperti a ridurne il consumo per ragioni di salute o ambientali, senza voler abbracciare completamente un’alimentazione plant-based. Sociologicamente è un insieme di grandi dimensioni, che il dibattito ideologico e polarizzato tra carnivori e vegani tende ad oscurare.
Tecniche comunicative – Comunicare efficacemente la proposta di valore di Both Burger è indubbiamente un problema di non immediata soluzione. Da un lato, l’azienda deve evitare di alienarsi la disponibilità ad ascoltare dei puristi di entrambi i campi. Chi considera la carne insostituibile potrebbe vedere il prodotto come un compromesso al ribasso; all’opposto chi ha eliminato completamente i prodotti animali o ne promuove l’eliminazione non sarà disponibile ad un compromesso di un prodotto che li contiene anche se solo in parte.
Dall’altro lato, c’è l’opportunità di creare una nuova narrazione: quella della moderazione intelligente, dell’ibrido come scelta consapevole, senza estremismi, piuttosto che come ripiego. Il nome stesso – “Both” – è una dichiarazione di principio: un rifiuto del pensiero binario, un’affermazione della possibilità di coesistenza.
Il contesto dei fondatori: dall’Honest Tea al Burger “onesto” – Il percorso di Seth Goldman da Honest Tea a Both Burger risponde ad una coerenza filosofica da prendere in considerazione. Anche Honest Tea nacque dall’idea che le bevande potessero essere sia gustose che salutari, senza gli eccessi di zucchero tipici del settore. Both Burger applica una logica simile al settore delle proteine: si può avere un burger soddisfacente senza gli impatti ambientali e nutrizionali attribuiti alla carne 100%.
Spike Mendelsohn, da parte sua, ha porta l’esperienza di chi ha visto e soddisfatto l’evoluzione delle preferenze alimentari dall’interno della cucina. Noto per i suoi ristoranti a Washington D.C. e per le sue apparizioni televisive, Mendelsohn ha assistito in prima persona alla crescente domanda di opzioni che bilancino piacere e sostenibilità. Both Burger è la sua risposta culinaria a questa esigenza.
Verso un’alimentazione post-binaria – Both Burger rappresenta – possiamo dire senza troppa enfasi – qualcosa di più significativo di un semplice prodotto alimentare: è l’emblema di un possibile futuro post-binario dell’alimentazione, dove le categorie rigide di “carne” e “vegetale” lasciano spazio a ibridazioni fantasiose, ma concrete, pragmatiche.
Si tratta di un approccio che riflette una maturazione del movimento verso quella sostenibilità alimentare che occupa sempre più spazio mentale nella pubblica opinione. Dopo anni di dibattiti polarizzati e sterili, emerge la consapevolezza che le soluzioni de-ideologizzate e praticabili potrebbero risiedere non negli estremi ma nelle zone intermedie, nelle sintesi creative che rispettano sia le tradizioni culinarie che le necessità ambientali.
In un mondo dove 8 miliardi di persone devono essere nutrite con risorse planetarie limitate, il trend evolutivo non sta certamente nell’eliminazione radicale di ciò che è frutto di pratiche millennarie , ma in tanti adeguanti piccoli o grandi alle consizioni future. Both Burger non è “o questo o quello”, ma semplicemente, come dice il nome: entrambi.
Il futuro ibrido – Both Burger continuerà a svilupparsi nel mercato competitivo degli hamburger, portando con sé una promessa importante: la dimostrazione che riduzione non significa rinuncia, che moderazione può essere una forma di innovazione. I fondatori Goldman e Mendelsohn hanno scommesso su un’intuizione fondamentale: arricchire non solo il mercato dei Burger, ma l’intero approccio culturale alla sostenibilità alimentare coniugata all’equilibrio nutrizionale.
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Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.