I gestori indipendenti AdriAnna e Amarys Foley hanno avviato le operazioni del Grocery Outlet di Medford, New Jersey, il 14 agosto. Il negozio è ubicato nel complesso residenziale Village at Taunton Forge, in uno spazio precedentemente occupato da un supermercato Murphy’s.
Successivamente all’inaugurazione, i gestori hanno organizzato un’iniziativa promozionale fino al 12 settembre. I clienti possono partecipare a un’estrazione per vincere 1.000 dollari in prodotti alimentari tramite il download dell’applicazione Grocery Outlet e utilizzo della carta fedeltà al momento del pagamento.
Si tratta del nono outlet nel New Jersey che consolida la presenza della catena californiana sulla East Coast. Ad oggi i Grocery Outlet, in Pennsylvania, Maryland, New Jersey, Delaware, sono 61; uno sviluppo notevole dopo la prima apertura a Norriton (Pennsylvania) nel febbraio 2021. In realtà, questa catena, nata come close-out di scorte invendute, nel 1946, ad opera di Jim Read, che inaugurò a San Francisco la sua prima attività chiamandola “Cannery Sales”, è restata una tipicità della ricca West Coast sino a pochi anni fa prima di subire una significativa trasformazione strategica.
L’azienda che ha sede a Emeryville, California, iniziò come acquirente di surplus di prodotti alimentari governativi e militari, venduti in negozi precedentemente vuoti della città e nel 1970 acquisì Globe of California, rinominandola “Canned Foods Warehouse“, per assumere poi, nel 1987, la denominazione attuale.
La sua evoluzione fu segnata dal passaggio da stockista tradizionale a partner strategico delle marche più note a cui oggi fornisce “una rete di sicurezza e di recupero costi per inventari in eccesso, prodotti con scadenza ravvicinata, cambi di packaging e prodotti discontinuati“. È una logica che attualmente coinvolge fornitori quali Kellogg’s, Procter & Gamble, General Mills, Oscar Mayer, Conagra. In breve, questo approccio permette alle marche di liberarsi degli eccessi di scorte e dei residui delle iniziative promozionali attraverso un canale controllato.
La base tradizionale dei clienti comprendeva principalmente consumatori attenti al budget, famiglie e anziani con redditi fissi. Oggi il formato si rivolge a segmenti demografici diversificati che ricercano prodotti di marca a prezzi ridotti del 40-70% rispetto alla grande distribuzione tradizionale, ma con qualcosa in più.
L’espansione nei settori dei prodotti freschi ha infatti rappresentato una strategia di differenziazione cruciale. L’azienda ha introdotto i prodotti surgelati negli anni ’80, seguiti da frutta e verdura fresche poco prima del 2000. La carne fresca è stata aggiunta alcuni anni dopo, all’inizio degli anni 2000, sebbene non abbia il banco della macelleria tradizionale con servizio di porzionatura personalizzata.
Con questa strategia Grocery Outlet ha raggiunto una presenza in oltre 550 località vari stati dell’Unione.
Durante una recente conference call sui risultati finanziari, il CEO Jason Potter ha indicato i cambiamenti operativi dell’azienda, che includono criteri di selezione modificati per le nuove aperture e ciò in seguito ad una tendenza in parte imprevista.
Performance azionaria e situazione finanziaria – L’analisi delle performance finanziarie di Grocery Outlet (NASDAQ: GO) presenta un caso di studio particolarmente significativo nel panorama del retail discount statunitense contemporaneo. Nonostante il contesto macroeconomico caratterizzato da inflazione sostenuta e crescente pressione sui bilanci familiari – condizioni tradizionalmente favorevoli ai retailer orientati al valore – l’azienda ha registrato performance contrastanti che meritano un approfondimento analitico.
I dati finanziari relativi all’anno fiscale 2024 e quelli al secondo trimestre 2025 rivelano una dinamica apparentemente controintuitiva: mentre i ricavi hanno mostrato una crescita del 10.1% raggiungendo i $4.37 miliardi nel 2024, gli utili hanno subito una contrazione drammatica del 50.32%, attestandosi a soli $39.47 milioni. Tale tendenza si è accentuata nel secondo trimestre 2025, dove a fronte di ricavi per $1.18 miliardi (+4.5% anno su anno) e vendite comparabili in crescita dell’1.1%, l’utile netto ha registrato un crollo del 64% a $4.96 milioni.
Il paradosso del discount”off-price” nella fase inflazionistica – La teoria economica tradizionale suggerirebbe che periodi di inflazione sostenuta e riduzione del potere d’acquisto dovrebbero favorire i retailer discount, spingendo i consumatori verso alternative più economiche. Tuttavia, il caso Grocery Outlet dimostra come tale assunto necessiti di una riconsiderazione alla luce delle trasformazioni strutturali del mercato americano e dei comportamenti di consumo.
L’apparente resistenza del mercato al format di Grocery Outlet durante un periodo teoricamente favorevole solleva questioni fondamentali circa l’evoluzione delle aspettative dei consumatori e la persistenza di modelli di business consolidati in contesti economici mutevoli. La crescita modesta delle vendite comparabili (+1.1%) suggerisce che, nonostante le pressioni economiche, i consumatori americani mantengono pattern di acquisto che privilegiano fattori diversi dal mero risparmio economico.
Resistenze culturali e trasformazioni degli stili di vita – L’analisi delle resistenze culturali che ostacolano l’adozione più massiva del format di Grocery Outlet rivela una trasformazione profonda negli stili di vita americani. Il consumatore contemporaneo, anche quando sottoposto a pressioni economiche, mantiene aspettative elevate riguardo all’esperienza di acquisto, privilegiando elementi quali la coerenza dell’assortimento, la prevedibilità dell’offerta e l’integrazione digitale.
Il modello “treasure hunt” caratteristico di Grocery Outlet, basato su assortimenti variabili derivanti da surplus e overstock, entra in conflitto con il bisogno crescente di controllo e pianificazione che caratterizza il comportamento di acquisto contemporaneo. Tale disallineamento si manifesta particolarmente nelle aree metropolitane, dove la convenienza viene sempre più interpretata in termini di accessibilità temporale e cognitiva piuttosto che esclusivamente economica.
Inoltre, la crescente importanza attribuita alla sostenibilità e alla trasparenza della filiera crea ulteriori barriere per un modello di business fondato sull’opportunismo commerciale e su una catena di approvvigionamento necessariamente opaca e variabile.
Il divario generazionale nel Retail Discount – L’emergere di un significativo divario generazionale rappresenta forse il fattore più critico nell’analisi delle difficoltà di Grocery Outlet. Le nuove generazioni di consumatori, rappresentate principalmente dai Millennials e dalla Generazione Z, mostrano pattern di consumo sostanzialmente diversi rispetto alle generazioni precedenti che hanno determinato il successo storico del format discount “off-price” tradizionale.
Questa divergenza generazionale sembra manifestarsi su diversi livelli. In primo luogo, l’aspettativa di un’esperienza di acquisto digitalmente integrata costituisce un prerequisito non negoziabile per le nuove coorti di consumatori, abituate a ecosistemi omnichannel sofisticati. Il format tradizionale di Grocery Outlet, con la sua enfasi sull’esperienza fisica di “caccia al tesoro”, appare sempre più anacronistico in questo contesto.
In secondo luogo, emerge una differente relazione con i brand e la fedeltà commerciale. Mentre le generazioni precedenti mostravano una maggiore flessibilità nel sostituire marchi in funzione del prezzo, i consumatori più giovani tendono a sviluppare legami più forti con brand specifici, privilegiando la coerenza valoriale rispetto al mero vantaggio economico.
Infine, la crescente sensibilità verso tematiche ambientali e sociali crea resistenze strutturali verso modelli di business percepiti come meno sostenibili o trasparenti, indipendentemente dai vantaggi economici offerti.
Implicazioni Finanziarie e Strategiche – L’analisi delle performance finanziarie rivela dinamiche preoccupanti che trascendono le fluttuazioni congiunturali. Il deterioramento dei margini operativi, evidenziato dal crollo degli utili nonostante la crescita dei ricavi, indica una compressione strutturale della redditività che riflette le difficoltà dell’azienda nell’adattarsi alle nuove dinamiche competitive.
La decisione di implementare un piano di ristrutturazione con costi stimati tra $52-61 milioni rappresenta un riconoscimento implicito dell’inadeguatezza del modello operativo attuale. Tale investimento, finalizzato al “miglioramento della redditività a lungo termine e all’ottimizzazione della base costi”, suggerisce la necessità di una trasformazione sostanziale del format tradizionale.
Jason Potter (nuovo CEO dal febbraio 2025) ha affermato: “Grocery Outlet è un concetto differenziato con una tremenda opportunità di crescita, (…) “Stiamo promuovendo un mix più forte di prodotti opportunistici ad alto margine e che generano valore e private label. Abbiamo anche iniziato a sperimentare alcuni nuovi strumenti di comunicazione in negozio per far lavorare meglio il nostro messaggio di valore. È importante che costruiamo costantemente fiducia con i nostri ospiti“
L’incapacità di convertire l’incremento del traffico e dei ricavi in profittabilità sostenibile rivelerebbe, in sostanza, le criticità nella gestione dei costi operativi e nella struttura organizzativa, probabilmente legate alla necessità di investimenti in tecnologia, logistica e risorse umane per competere efficacemente nel mercato contemporaneo.
Conclusioni – Il caso Grocery Outlet illustra eloquentemente come le trasformazioni strutturali nei comportamenti di consumo e nelle aspettative dei clienti possano rendere obsoleti modelli di business tradizionalmente di successo, anche in contesti macroeconomici apparentemente favorevoli. L’azienda si trova confrontata con il paradosso di operare in un mercato teoricamente propizio per il discount, ma caratterizzato da consumatori che, nonostante le pressioni economiche, non sono disposti a compromessi significativi su elementi quali l’esperienza di acquisto, la coerenza dell’offerta e l’allineamento valoriale.
